L'alta Valle del Sambre

Domenica 14 Gennaio 2018

Accompagnatori: Antonietta, Carla, Piero

 

Continua, con questa escursione, l'esplorazione di un territorio a forma approssimata di quadrilatero, compreso tra la valle del Mugnone e della Marina ad Ovest, il bacino del Mugello a Nord, la valle dell'Arno a Sud e quella della Sieve a Est. A questa esplorazione abbiamo già dedicato le escursioni del "Cisto Laurino e di Barbiana", rispettivamente del 28 maggio e del 15 ottobre dello scorso anno e altre ne dedicheremo nel corso del 2018.
La geologia di questo territorio è caratterizzata dalla piega tettonica più meridionale dell'Appenino prima di Firenze e da i bacini del Mugello e del Valdarno, formatesi nelle fasi di rilassamento della compressione orogenetica, che ha innalzato la catena. Dominano due tipi di rocce superficiali: l'arenaria del Macigno e il calcare dell'Alberese, presenti sia nella loro espressione tipica, (la pietra serena di Maiano, il sasso di Santa Brigida e le pietre bianche che si scheggiano come il vetro di Monte Morello) che frammiste ad argilla (galestro), contornati ed intrecciati a depositi fluvio-lacustri e rare rocce ofiolitiche, strappate dal fondo oceanico e trasportate da i movimenti tettonici nelle attuali localizzazioni.
Il territorio è solcato da torrenti e fossi che in prevalenza si dirigono verso Sud e Sud-Est, affluenti dell'Arno e della Sieve. Uno di questi corsi d'acqua è il Sambre che scorre tutto nel calcare da Monte Fanna, a Nord di Fiesole, a Compiobbi, sulla riva destra dell'Arno.
L'alta valle di questo torrente, nonostante che sia a pochi chilometri dal centro di Firenze in linea d'aria, è sempre stata difficilmente raggiungibile, perché priva di strade carreggiabili, e la viabilità è ancor oggi estremamente limitata. Nel passato ci si muoveva a piedi o con il mulo e i trasporti venivano effettuati con la treggia, un carro senza ruote, una sorta di slitta costituita da due lunghi tronchi struscianti sul terreno e trascinata dal mulo o da i buoi. Solo recentemente sono state aperte delle strade per la raccolta della legna e il passaggio dei trattori, che però hanno finito per sconvolgere l'antica viabilità insieme con l'erosione e l'abbandono. Solo recentemente è arrivata la corrente, molto tempo dopo la nazionalizzazione dell'Enel, ma ancora bellissime case risalenti al medioevo ne sono prive. La valle, nel suo isolamento. costituiva fino agli anni 50 un'unità produttiva autonoma di sussistenza o quasi, con le sue cave, le sue fornaci per la calce, il suo mulino e il suo frantoio, nonché, in cima ed in fondo alla valle, le due chiese di San Clemente (non più consacrata) e Ontignano con il cimitero (trasferito negli anni 60) e la fonte battesimale.  

 

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La chiesa di Ontignano................ La parte posteriore con l'abside  

 

L'escursione si svolge tutta sul versante sinistro del Sambre e su quello sinistro e destro del suo affluente Cucina. Provenendo da Settignano, si raggiunge la chiesa romanica di Ontignano, dove verranno lasciate le auto e dove inizia l'escursione. Si raggiunge la cascata e il ponte sul Sambre, lo si attraversa e si percorre per circa un chilometro la strada che porta a Compiobbi. Sulla sinistra si incontrano dapprima i resti di una bella fornace a calce, attiva fino agli anni 40 e poi due splendide case, una restaurata ed una in corso di restauro. Qui la valle di allarga, nel passato qui c'erano i campi di grano e altri cereali in coltura mista con la vite e l'olivo, oggi il terreno è stato dissodato, le terrazze spianate e si tenta l'impianto di un bel vigneto esposto a sud. All'altezza della seconda casa la strada diventa una strettoia, superata la quale si giunge al bivio che porta, lungo il crinale, a Poggio alle Tortore. Qui comincia un tratto di salita che, con 250 metri di dislivello ci porta in cima al poggio, dove si trova una vecchia croce rinforzata con profilati metallici, meta un tempo di processioni annuali da Compiobbi, che scandivano il rincorrersi delle stagioni in un mondo dedito all'agricoltura e guidato dalla Fede.

 

 

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La cascata sul Sambre sotto Ontignano
 

Via, via che si sale il panorama si allarga, appare la valle del torrente e quella dell'Arno, dominato in questo tratto dall'Incontro e si riconoscono ad Ovest Monte Ceceri e Monte Muscoli e più lontano Monte Morello e Monte Senario; a Nord la sommità della valle con Monte Fanna con i ripetitori Telecom e poggio Pratone e al di là le alture che abbiamo esplorato lo scorso Maggio, sopra la Madonna del Sasso. Ad Est infine la valle del torrente le Falle, interessante con la sua torre e le sue ville, ma che esploreremo in altra occasione.
Stiamo camminando nel calcare, il terreno è sottile e arido, la vegetazione decisamente amante del caldo: leccio, roverella, frassino, cisto, rosa, ginestra, ginepro e qua e là qualche bella pianta di sorbo. Quasi tutti gli alberi sono spogli in questa stagione, ma sono riconoscibili il portamento e le loro foglie per terra, non ancora marcite. Il bosco è giovane e frammezzato da radure invase dalle ginestre e il prugnolo; nelle vecchie carte dell'IGM sono indicate come seminativo arboreo: durante l'autarchia fascista ci seminavano il grano!  

 

Il mulo e la treggia erano gli unici mezzi di trasporto nella valle  

 

Dopo una breve discesa, si ricomincia a salire lungo il crinale e a sinistra diventano ben riconoscibili Monte Beni e Ontignano, dove abbiamo lasciato le auto. Compaiono i primi cerri e qualche carpino a ricordarci che siamo poco sotto i 600 metri di quota.
Continuiamo fino a raggiungere la testata della valle, all'altezza di San Clemente, dove passa la strada che, da Fiesole porta a Monteloro. Qui imbocchiamo un sentiero che ci riporta indietro, sempre lungo il versante sinistro del Sambre, ma ad un livello più basso. Attraverso un intrigo di sentieri e strade nuove per il taglio del bosco, continuiamo a scendere, riconosciamo la valletta del torrente Cucina e arriviamo al bell'edificio della Paternese, parzialmente ristrutturato e poi nuovamente abbandonato. Imbocchiamo a questo punto una vecchia strada un tempo lastricata che scende attraverso antiche terrazze ormai quasi interamente franate; sopravvivano piante rinselvatichite di olivo e qualche tralcio di vite a ricordarci che in questi terreni veniva praticata, fino agli anni 50, quella che oggi chiamano agricoltura biodinamica, condita da tanto sudore dell'uomo e delle bestie.
Una deviazione sulla sinistra ci permette di esplorare la parte alta del Cucina, i suoi muraglioni con grandi pietre squadrate e le pozze intonacate dai sedimenti dell'acqua particolarmente calcarea. Attorno una vegetazione decisamente amante del freddo favorita dalla valle sempre più profonda, umida e ombrosa: il carpino, il cerro, il sanguinello e l'alloro, attirato dalla presenza di acqua. Riprendiamo la strada e raggiungiamo Casa Cucina (alta), una struttura ottocentesca appoggiata ad un'antica torre medievale. Osserviamo la struttura antica, ne troveremo presto di simili, tutte costruite con belle pietre squadrate di calcare a vista, proveniente da piccole cave dimenticate all'interno della valle. La casa è ormai un rudere, ma il primo locale ci permette di riconoscere il vecchio frantoio che, presumibilmente, serviva tutti gli altri poderi, non essendocene altri fino a Montebeni.  

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Casa Cucina alta....................................Casa Cucina bassa e la tomba etrusca

Lasciamo questa vecchia casa e dopo pochi metri ne troviamo un'altra, molto diversa, per aspetto e materiali usati. Alta si svolge su tre piani e doveva essere la casa padronale; anche senza entrare si riconosce un grande camino con essicatoio, finestre di affaccio, la cantina e tante camere. Ci guardiamo intorno e non capiamo dove sono i campi che ci aspettiamo per una casa così grande: sono davanti a noi, terrazzati, ma ormai irriconoscibili perché soffocati dalla vegetazione, solo qualche olivo si ostina a sopravvivere ancora oggi, dopo 60 anni di abbandono. A lato della casa un terrapieno sorretto da un muraglione di grandi pietre e sopra di esso un piccolo prato con una querce maestosa. Nel muraglione si apre una stretta porta che sembra dare accesso ad un vecchio pollaio, ma si tratta di una tomba estrusca con falsa cupola come a Cerveteri; una targa degli amici dei musei di Fiesole ce lo ricorda. Del resto e non a caso, Sambre è un toponimo di origine etrusca come Zambra a Sesto Fiorentino e significa "fiume dei morti". Riprendiamo a scendere cambiando direzione e dirigendosi verso Ovest. Incontriamo dopo pochi metri il viaio e la sorgente che riforniva la casa, ormai secca, ma forse dopo le piogge un po' d'acqua arriva, visto l'abbondante "capel di venere" tutt'intorno. Dopo mezzo chilometro arriviamo finalmente al fiume e lo seguimamo verso Sud e ci fermiamo all'altezza del mulino, che visitiamo all'esterno, trattandasi di proprietà privata. Si riconoscono ancora la gora che serviva ad accumolare l'acqua e la stanza del "ritrecine", la ruota orizzontale che faceva muovere la macina del mulino.

 

Antica casa torre alla confluenza tra Cucina e Sambre

 

Dopo la visita ritorniamo sulla riva sinistra e riprendiamo a scendere verso Sud attraversando campi terrazzati ormai ricoperti dalla vegetazione ed arriviamo al rudere di una vecchia casa torre di origine medievale, attorno alla quale non è mai stato edificato alcun edificio in epoche successive. Siamo alla confluenza del Cucina con il Sambre. Approfittando della scarsa vegetazione invernale ci affacciamo su i due corsi d'acqua e riconociamo le tipiche incrostazioni calcaree, che invilippano foglie, rami, piccoli animali morti. Sempre seguendo l'antica strada del mulino attraversiamo il Sambre e riprendiamo a scendere lungo la riva destra. Qui la valle è di nuovo stretta e ombrosa e la vegetazione ritorna ad essere quella tipica del basso appenino: carpini, cerri, ai quali si aggiunge ancora l'alloro. Dopo meno di un chilometro, raggiungiamo la cascata, il ponte e la strada che abbiamo percorso all'inizio scendendo da Ontignano, dove abbiamo parcheggiato le auto. L'escursione è finita, ma non la giornata: ci aspetta una merenda cena al circolo della Montanina, dove vi racconteremo la sua storia e quella comunità di Ontignano.

E ora alcuni dati:
• Si tratta di una passeggiata turistico-escursionistica TE. Non richiede alcuna particolare attrezzatura se non un paio di scarpe comode con carrarmato e vestiario a cipolla, data la stagione.
• La lunghezza totale si aggira e non supera i 9 km, comprendendo tutte le possibili deviazioni.
• Il dislivello è compreso tra i 225 e i 553 m. La durata non dovrebbe superare le 6 ore, soste comprese
• Il punto di ritrovo è fissato alle ore 9:00 al Bar pasticceria Cesare in Via Gabriele D'Annunzio, 106 (zona Coverciano). Google Map

 

• E' prevista merenda cena (con prenotazione telefonando a Carla, Antonietta o Piero) presso la Casa del Popolo della Montanina a Montebeni.
Menù: due primi piatti caldi, affettati misti e pecorino, acqua e vino della casa, un semplice dolce: il tutto per 14 euro a persona.  

Numeri di telefono dei capogita:

  • Antonietta  3332249103       
  • Carla          3286841044
  • Piero          3291868081

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GRUPPO TREKKING LASTRA A SIGNA

CASA DEL POPOLO TRIPETETOLO
VIA LIVORNESE,108 LASTRA A SIGNA 50055 TEL.333/6532574e-mail info@lastratrekking.it

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